Untitled | 2021-in corsoLo faceva andare in bestia il fatto che tutti trattassero il fiume come un oggetto inanimato. E appena poteva, spiegava a tutti che il corso del Po cambia sempre (come il nostro corpo), a causa della forza centrifuga dell’acqua che erode le sue sponde concave e dei materiali alluvionali che si depositano sulle sponde convesse, così che ogni sua ansa è destinata ad essere erosa dalla parte interna, mentre la curva esterna a poco a poco è chiusa da un terrazzo fluviale, e i meandri si raddrizzano e si riformano più a valle col movimento continuo d’una biscia che avanza, rimodellando sempre la via delle acque fin dalla lontanissima era del quaternario.
(Gianni Celati, Verso la foce) Quest’opera aperta rivolge lo sguardo e l’attenzione a piccole lingue di terra tra l’alveo del fiume e gli ultimi pioppeti golenali; margini frastagliati in continuo mutamento che sfuggono (e sopravvivono) al disegno geometrico imposto alla superficie della Pianura Padana. Qui sono presenti formazioni naturali dal carattere ambivalente che si prestano ad una moltitudine di letture ed interpretazioni possibili: alfabeti fatti di sole e vento, architetture effimere, corpi vegetali che respirano, capanne da abitare, rifugi. Alcune di queste visioni immaginifiche prendono sostanza attraverso il segno inciso sulla superficie fotografica che diventa parte integrante dell’immagine per suggerire altri modi di guardare al fiume nella sua totalità e complessità fatta di equilibri sottili e mutazioni continue. |